di Rachele Lunghi
L’amicizia con Donato e Raffaella ha radici dalla gioventù e dalla comune appartenenza all’Azione Cattolica.
Abbiamo condiviso con la sua famiglia molti momenti piacevoli ed esperienze significative (gruppi famiglia, campi scuola), ma con lui ho sperimentato sei anni d’impegno all’interno del Consultorio famigliare Diocesano che era stato voluto da Mons. Giudici come espressione delle forze laicali impegnate in diocesi a sostegno della famiglia.
Ha accettato di ricoprirne la presidenza per 6 anni succedendo a Nando Belli, ma anche d’accollarsi il delicato e gravoso incarico di direttore con grande spirito di servizio. Non furono anni sempre facili e, come normalmente avviene in ogni realtà che vuole essere democratica, a volte gli scontri tra le diverse impostazioni sono una prassi.
Mise al servizio la sua esperienza maturata in vari settori pubblici: il suo impegno non è stato solo istituzionale, ma un percorso di vita ispirato da profondi valori umani e spirituali. Come recita un passo del Vangelo di Matteo, “Chiunque farà la più piccola di queste cose ai miei fratelli più piccoli, l’ha fatto a me” (Matteo 25,40), Donato ha incarnato alla perfezione questo principio, mettendo al centro del suo operato il prossimo e le sue necessità.
Ciò che però Donato seppe esprimere anche nei momenti di maggiore difficoltà fu una grande pacatezza e umiltà. La sua capacità di ascolto gli fu riconosciuta dalle varie componenti del personale.che si approcciavano a lui. Penso che queste siano state le caratteristiche che più l’hanno contraddistinto nel suo servire questa realtà.
L’eredità di Donato è un patrimonio prezioso per la nostra comunità. Il suo esempio ci ricorda l’importanza di servire gli altri con generosità e di affrontare le sfide della vita con coraggio e determinazione.