Il ricordo commosso di un amico dell’Azione Cattolica
di Paolo Montagna
“Vieni, servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore” (Mt 25). Queste parole del Vangelo mi tornano alla mente tante volte in questi giorni di emozione e commozione, nei quali in molti siamo stati come sconquassati dalla tempesta per la morte di Donato, portato via in pochi mesi da una malattia repentina e subdola. Servo buono e fedele: parole belle e impegnative, che oggi ai miei occhi hanno il volto e il nome di Donato.
Veramente donato a tutti noi è stato Donato! Il gioco sul nome viene facile e spontaneo, ma è davvero così: Donato è stato un dono per tutti, e ora che ci è stato tolto abbiamo solo da dire grazie al Signore per avercelo donato. Un dono per la sua famiglia, per la sua amata Raffaella incontrata giovanissima all’Oratorio del Carmine e mai più lasciata, per Andrea, Irene e Maria Elena, e ora per le nipotine… Un dono per la Chiesa, la sua parrocchia del Carmine, l’Azione Cattolica, il Consultorio diocesano, la Diocesi tutta. Un dono per la sua Pavia, con le sue alte responsabilità dirigenziali in Provincia e in Comune, come ha ricordato splendidamente Andrea Albergati durante il funerale, davanti a una folla commossa di amici di ogni provenienza ed estrazione.
In Azione Cattolica lui è rimasto per decenni, insieme a Raffaella, presente in ogni momento della vita dell’associazione. Non ne sentivi la presenza, ma lui c’era sempre. A volte perfino fisicamente si muoveva con passo felpato, entrava e usciva in silenzio, come per non disturbare. Ma nulla gli sfuggiva, nulla gli era estraneo. Osservatore attento e profondo, lui si accorgeva sempre di qualcosa che non funzionava, che andava migliorato. Senza dir nulla si attivava per risolvere problemi o situazioni critiche. Un esempio tra i tanti: ha voluto fermamente dotare la sede AC in via Menocchio di una piccola cucina attrezzata e sempre rifornita, in modo che i giovani e gli adulti potessero comodamente fermarsi a cena insieme dopo gli incontri formativi. Quella cucina è stata ed è tuttora fondamentale per creare un ambiente familiare, di ritrovo e fraternità per gli amici dell’Azione Cattolica. Perché lo scopo è sempre quello di costruire relazioni belle e autentiche: Donato con il suo sguardo sensibile e profondo ha saputo sempre accorgersi delle persone in difficoltà, bisognose di essere accolte e “abbracciate”, e si è sempre adoperato per creare le condizioni perché queste persone trovassero tra noi il calore dell’accoglienza e dell’amicizia.
Uomo di profonda fede e spiritualità, capace di meditazione e interiorità come pochi altri, Donato ha attraversato il nostro tempo cercando sempre il discernimento della volontà di Dio, per capire come affrontare le sfide della contemporaneità alla luce del Vangelo. Ha saputo leggere le inquietudini della politica e dell’economia, collaborando con amministrazioni di ogni colore politico sempre avendo come unico obiettivo l’autentico bene comune, soprattutto a vantaggio dei più deboli. Senza mai cercare visibilità o prestigio – fini a lui del tutto estranei – ha assunto in modo totalmente disinteressato incarichi importanti a livello diocesano, come la presidenza del Consultorio, ricavandone anche non di rado preoccupazioni, incomprensioni e critiche, soprattutto per aver difeso con forza – da buon padre di famiglia e da autentico cristiano adulto, ben permeato di Concilio Vaticano II – principi di laicità, di uguaglianza, di buon governo, senza mai prestare il fianco a favoritismi o derive ideologiche nei confronti di chiunque. E ci ha sofferto, tanto. Ma non si è mai piegato a logiche di opportunismo, da qualunque parte provenissero.
Per noi in Azione Cattolica è stato una roccia salda e forte a cui aggrapparci sempre nei momenti più delicati. Al di là del servizio prezioso che ha svolto per molti anni come amministratore diocesano, occupandosi di ogni questione gestionale, organizzativa e burocratica con la sua ben nota competenza professionale, ha soprattutto certamente accompagnato Raffaella quando lei è stata presidente diocesana di AC, ma la stessa cosa posso dire anch’io, che a mia volta ho chiesto e ricevuto preziosi consigli durante la mia presidenza da Donato e Raffaella stessa. Soprattutto, lui si accorgeva di qualche mia difficoltà o preoccupazione prima ancora che io gliela comunicassi, e con il suo sguardo attento e affettuoso faceva in modo di “farsi trovare” da me e starmi vicino per incoraggiarmi o indicarmi possibili soluzioni di fronte a problemi che mi angosciavano. Cosa che ben pochi sanno fare e ben pochi fanno.
Mi permetto di citare il grande Vittorio Bachelet, che negli anni Settanta presentando l’Azione Cattolica scrisse: “Vale la pena di impegnarsi nel servizio dell’AC? L’esperienza di questi anni mi ha confermato che questo servizio, questa rete di amicizie, questa realtà di preghiera, di azione, di riflessione, di sacrificio, questa realtà che si sforza di portare avanti con semplicità, senza rumore, nella Chiesa italiana un discorso che ci aiuti a crescere tutti e ci porti, per quanto possiamo, faticosamente, lentamente ma positivamente sulle vie indicate dal Concilio – che poi sono le vie indicate dal Signore-; questo sforzo, questa fatica, questo tempo che noi strappiamo alle nostre occupazioni, alla nostra famiglia, alla nostra vita quotidiana vale la pena davvero di essere speso. L’Azione Cattolica mi pare che sia soprattutto una realtà di cristiani che si conoscono, che si vogliono bene, che lavorano assieme nel nome del Signore, che sono amici: e questa rete di uomini e donne che lavorano in tutte le diocesi, e di giovani, e di adulti, e di ragazzi e di fanciulli, che in tutta la Chiesa italiana con concordia, con uno spirito comune, senza troppe ormai sovrastrutture organizzative, ma veramente essendo sempre più un cuor solo e un’anima sola cercano di servire la Chiesa. E questa è la grande cosa. Perché noi serviamo l’AC non poi perché c’interessa di fare grande l’AC, noi serviamo l’AC perché c’interessa di rendere nella Chiesa il servizio che ci è chiesto per tutti i fratelli.”
Ecco, questo è Donato. Donato è umiltà e discrezione, generosità e disponibilità, servizio e disinteresse, solidarietà e accoglienza, amicizia e comunità. Parlo al presente, perché Donato è vivo, è con noi, perché la nostra città e la nostra Chiesa pavese avranno bisogno di lui ora più di prima, perché quando ci dimenticheremo di queste belle parole, come oggi troppo spesso accade, il suo esempio ce le ricorderà, insieme agli altri amici – don Bruno, Lino e Luisa, Silvana e tanti altri – che hanno camminato nell’Azione Cattolica diocesana e ora ci accompagnano dalla Casa del Padre.