Papa Francesco all’AC: la cultura dell’abbraccio

L’abbraccio che manca. Lo slancio che oggi esprimete in modo così festoso non è sempre accolto con favore nel nostro mondo: a volte incontra chiusure e resistenze, per cui le braccia si irrigidiscono e le mani si serrano minacciose, divenendo rifiuto e contrapposizione nei confronti degli altri fino a portare al conflitto. All’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o rifiutati, a cui seguono pregiudizi e incomprensioni, fino a vedere nell’altro un nemico. E tutto ciò purtroppo, in questi giorni, è sotto i nostri occhi, in troppe parti del mondo! Con la vostra presenza e con il vostro lavoro, invece, voi potete testimoniare a tutti che la via dell’abbraccio è la via della vita.
L’abbraccio che salva. Umanamente abbracciarsi significa esprimere valori fondamentali come l’affetto, la stima, la fiducia, l’incoraggiamento, la riconciliazione. Ma diventa ancora più vitale quando lo si vive nella dimensione della fede. Al centro della nostra esistenza, infatti, c’è proprio l’abbraccio misericordioso di Dio che salva, del Padre buono che si è rivelato in Gesù, il cui volto è riflesso in ogni suo gesto – di perdono, di guarigione, di liberazione, di servizio – e il cui svelarsi raggiunge il suo culmine nell’Eucaristia e sulla Croce. Non perdiamo mai di vista l’abbraccio del Padre che salva. Lasciamoci abbracciare da Lui, per poter abbracciare i fratelli e le sorelle con la stessa carità.
L’abbraccio che cambia la vita. Sono molti i santi nella cui esistenza un abbraccio ha segnato una svolta decisiva, come San Francesco, che lasciò tutto per seguire il Signore dopo aver stretto a sé un lebbroso. E se questo è stato valido per loro, lo è anche per noi. Ad esempio per la vostra vita associativa, che è multiforme e trova il denominatore comune proprio nell’abbraccio della carità. Lasciate che sia essa a plasmare ogni vostro sforzo e servizio, perché possiate vivere fedeli alla vostra vocazione e alla vostra storia.
Amici, voi sarete tanto più presenza di Cristo quanto più saprete stringere a voi e sorreggere ogni fratello bisognoso con braccia misericordiose e compassionevoli, da laici impegnati nelle vicende del mondo e della storia, ricchi di una grande tradizione, formati e competenti in ciò che riguarda le vostre responsabilità e umili e ferventi nella vita dello spirito. Così potrete porre segni concreti di cambiamento secondo il Vangelo a livello sociale, culturale, politico ed economico nei contesti in cui operate.
Allora la “cultura dell’abbraccio”, attraverso i vostri cammini personali e comunitari, crescerà nella Chiesa e nella società, rinnovando le relazioni, i processi di riconciliazione e di giustizia, gli sforzi di comunione e di corresponsabilità, costruendo legami per un futuro di pace.

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