A Roma tra l’entusiasmo e la freschezza dei giovani di AC
Alla mia età, affogato in tante esperienze e responsabilità di vita e di lavoro, e dopo tanti impegni ecclesiali, talvolta per stanchezza sei tentato di “tirare i remi in barca”. E invece capita che tu riceva un regalo meraviglioso, un invito sorprendente e inatteso, e che ti trovi improvvisamente catapultato in una realtà che ti sembra antica eppure nuova, che non conosci ma riconosci benissimo, perché dopo decenni è rimasta ugualmente bella, aria freschissima da respirare a pieni polmoni, che ti riempie di una gioia immensa che credevi di non provare più.
I fatti. L’estate scorsa, i responsabili nazionali del Settore Giovani dell’Azione Cattolica mi hanno proposto di partecipare da docente universitario a una tavola rotonda sull’Università nell’ambito di un incontro nazionale dei responsabili giovani di AC a Roma. Pur con un certo timore, ho accettato volentieri. Mesi dopo, ha preso forma uno scenario entusiasmante: l’incontro, il 29 e 30 ottobre con il titolo significativo “Segni del tempo”, è organizzato in 10 convegni paralleli che indagano ambiti diversi della vita giovanile, nelle macroaree di studio e lavoro, città, tempo libero. Partecipano circa 2000 giovani da tutta Italia. E infine – sorpresa eccezionale! – papa Francesco concede ai giovani un’udienza privata. E così, anche con l’accompagnamento entusiastico di mia moglie (grazie Elena, che sei riuscita a venire con me superando difficoltà e traversie di ogni tipo!), eccoci a Roma. E con noi ci sono la presidente diocesana Carla Conti con Danilo, e un bel gruppo di una decina di giovani pavesi con l’assistente don Marco Boggio Marzet.
L’Azione Cattolica è casa nostra, la nostra grande famiglia a cui siamo da sempre tanto legati. Ma arrivare sabato mattina in Aula Paolo VI, e vedersi avvolti dall’entusiasmo chiassoso di tanti ragazzi di AC di tutta Italia è stato ancora una volta immensamente emozionante. Il papa, che ci è passato vicinissimo muovendosi in carrozzella, pur fisicamente molto affaticato sembrava quanto mai a suo agio tra i giovani. Lui solo sa colpirli con frasi efficaci e taglienti che vanno dritte al cuore: “Il nostro motto non è “me ne frego”, ma “mi interessa!”. State attenti, state attenti voi, che è più pericolosa di un cancro la malattia del menefreghismo nei giovani.”; oppure più avanti “Si può essere giovani credenti, responsabili credibili, credenti felici, sorridenti. Guai ai giovani con la faccia da veglia funebre: hanno perso tutto.”
Nel pomeriggio, dopo un buffet offerto nella sede storica dell’AC, tra ritratti di personaggi del calibro di Armida Barelli, Vittorio Bachelet e tanti altri che hanno fatto grande la sua storia per 150 anni, eccoci al convegno sull’Università. Una tavola rotonda pensata e guidata dai giovani del Consiglio Nazionale AC, davanti a più di cento studenti, con domande rivolte, oltre che a me, anche al Rettore dell’Università di Parma e a un giovane rappresentante nel Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Da subito (il miracolo dell’AC: non ci si conosce nemmeno, e dopo 5 minuti ci si sente già in totale sintonia, come si fosse amici da anni…) si è creato un clima informale e amichevole, un dialogo profondo e costruttivo, fatto di opinioni, idee e sogni sulla vita dei giovani universitari, non solo “macchine da studio ed esami” ma persone a tutto tondo capaci di slanci e cadute, bisognosi di accoglienza e stimoli, immersi tra i disagi e le fatiche del mondo di oggi, in particolare per gli studenti fuorisede. Io ho portato le mie idee e la mia esperienza di docente, anche come guida di un gruppo di giovani “Physics4Teenagers” che coniuga la passione scientifica con l’entusiasmo giovanile. Ho dato qualcosa, ma ho ricevuto molto di più: molti giovani mi hanno avvicinato poi con parole di apprezzamento, mi hanno chiesto di reincontrarci in successive occasioni… che bello, portare una testimonianza e stabilire nuove relazioni. Con i giovani, per rimanere giovane!
E domenica mattina, dulcis in fundo, una messa meravigliosa, celebrata dall’assistente nazionale mons. Gualtiero Sigismondi sotto un tendone da circo che contiene stipati 2000 ragazzi che pregano e cantano insieme creando emozione e suggestione unica. Il vescovo ci dice: guardate che questa “tenda” dove stiamo tanto bene insieme va lasciata, da domani dovete tornare alla vostra vita, nelle vostre città e parrocchie, dove il Signore vi manda. Lo sappiamo, e torniamo volentieri. Proprio per questo, è stato tanto bello e importante essere qui, e “ricaricare le pile”. Questa è la nostra Chiesa, bella, giovane, entusiasmante: la Chiesa di papa Francesco e dei giovani, la Chiesa in uscita, che non si chiude in sacrestia, non “se ne frega”, ma si interessa di tutto e di tutti, senza distinzione alcuna tra “buoni” e “cattivi”, vivendo nel mondo insieme a tutti, perché tutto e tutti ama profondamente.
A questo link è possibile trovare la documentazione dell’evento