Una certa narrazione vuole che i due papi precedenti abbiano nel loro magistero indicato, senza incertezze, la verità e i comportamenti con essa più coerenti alla luce del Vangelo, mentre il papa regnante sia più attento alle difficoltà concrete dell’uomo d’oggi, ai dilemmi della sua coscienza e affidi il tutto alla misericordia di Dio senza condanne per il fedele affaticato e a volte disorientato. Semplificando all’estremo Papa Francesco sarebbe incline a praticare sconti rispetto ai predecessori e per questo responsabile della famigerata confusione nella Chiesa.
In realtà il Magistero opera per addizione, non per sostituzione; per esempio, Amoris Laetitia va certamente letta anche alla luce di Veritatis Splendor, ma vale anche il viceversa. Se quanto scritto dai papi nel passato non potesse in alcun modo essere reinterpretato alla luce di ciò che lo Spirito suggerisce al Papa e ai vescovi oggi, sarebbe inutile che questi avessero scritto qualunque cosa dal Vaticano II in poi.
Lo stesso Benedetto XVI, che ci ha richiamato all’ermeneutica della continuità, ha poi compiuto il gesto più discontinuo che si potesse immaginare per un Pontefice, con le dimissioni che hanno aperto la strada al successore.
Le encicliche dei papi vanno spesso rilette e studiate perché sono scritte nella Storia e, poiché anche noi ne facciamo parte, non è detto che le comprendiamo tutte e subito. Questo cammino nella storia ha sempre avuto le sue fatiche, una di queste oggi è forse l’aumentata velocità delle comunicazioni che va a scapito della riflessione. Nell’era digitale tutti, compreso chi scrive, “pubblichiamo” molto di più ma con meno possibilità di revisione da parte di qualcuno che ti corregga. Per inciso, è per questo motivo che nonostante la possibilità di avere a disposizione siti blog e social media, ci sembra importante che esistano spazi come il Ticino dove non solo siamo letti da chi ci segue ma anche da chi ha opinioni diverse, persino sulla Chiesa.
Tornando ai papi, credo che in particolare gli ultimi tre abbiano avuto più dispiaceri dai propri tifosi che da coloro che apertamente li hanno criticati.
Diventa quindi importante avere presente le indicazioni del Magistero, in primis quelle del Vescovo, ma anche esprimere, senza paura, dubbi e osservazioni, perché lasciare sempre correre, per evitare contrasti, non è sempre un buon servizio alla Verità.
Per questo la polemica fine a se stessa va evitata, a maggior ragione nella Chiesa, ma dobbiamo anche riconoscere che gli organismi partecipativi e consultivi, dal Vaticano alla parrocchia, hanno senso solo se riescono a fare sintesi di posizioni diverse. Altrimenti bastavano le bacheche.
Questo credo che sia il richiamo alla Sinodalità che viene oggi dal Papa, non è un’invenzione moderna è il metodo dei due o tre riuniti nel suo nome.