La pace fa notizia: Mese della pace di Azione Cattolica

Spesso in questi mesi ci siamo sentiti dire (o abbiamo detto) “siamo in guerra contro il virus, dobbiamo combattere il virus, dobbiamo lottare per sconfiggere la pandemia”. Abbiamo visto cambiare all’improvviso tutte le nostre abitudini, abbiamo visto limitare la nostra libertà, abbiamo contato morti e feriti proprio come si fa in guerra e dobbiamo fare i conti con tutti i problemi economici e sociali che la pandemia, non ancora conclusa, ci sta lasciando.

Siamo spaventati e stanchi, ma ci è chiesto di allargare lo sguardo.

La guerra, spesso evocata forse a sproposito in questo tempo, purtroppo è ancora presente nel mondo. Continuano conflitti in diversi Paesi e ogni giorno sono terribili, ma poco diffuse, le notizie e le immagini delle vittime di queste guerre, di grandi e piccoli in fuga provati dalla fame e dal freddo, di profughi che non trovano rifugio e accoglienza.

Qualche volta la guerra non fa notizia… O meglio la parola guerra ricorre spesso, ma ci preoccupa molto di più quando ci tocca da vicino.

Il Mese della Pace che ogni anno l’AC ripropone per accompagnare una riflessione sulla pace, che tutti dovrebbe interrogare, quest’anno ci dice che “La pace fa notizia!” e vuole aiutare ciascuno di noi a guardare alla realtà che ci circonda con l’occhio di chi si fa attento ai bisogni e, nel contempo, riesce a scorgere il bene, il bello laddove esso si manifesta, specie nelle nostre città, senza però dimenticare di rivolgere lo sguardo anche al mondo intero, in una fase così straordinaria.

Quest’anno il Mese della Pace cade in una stagione complessa, piena di incognite e di tante paure diverse, che hanno costretto tutti noi a fare i conti con la innegabile fragilità delle nostre sicurezze e delle nostre comunità.

Essere costruttori di pace in questo momento, affinché essa davvero possa fare notizia significa fare nostra quella audacia della speranza che ci fa andare oltre, aprendo il nostro sguardo e il nostro cuore ai bisogni dei fratelli.

Vogliamo riflettere su tre aspetti in particolare, che proveremo a sviluppare in questo percorso all’interno del mese della Pace. Tre spunti di riflessione che rimandano direttamente ad altrettanti impegni da assumere personalmente e come gruppi: piccole comunità all’interno della nostra Chiesa e delle nostre città.

E’ il nostro contributo alla costruzione di quella cultura della cura che, nel Messaggio per la Giornata Mondiale 2021, Papa Francesco ci indica come percorso di pace.

  1. Il primo punto sul quale intendiamo riflettere è l’impegno che siamo chiamati ad assumerci di continuare ad essere e fare comunità anche se non abbiamo la possibilità di incontrarci e condividere fisicamente gli spazi ai quali siamo abituati.
  2. D’altra parte in questa situazione è quanto mai importante che la distanza non scavi solchi troppo profondi tra di noi, tanto ampi da farci perdere di vista chi c’è dall’altra parte. È importante non dimenticare nessuno, partendo dalle persone più vicine, che magari sono quelle che diamo per scontate, alle quali non dedichiamo il tempo che meritano.
  3. L’importanza e la necessità quanto mai decisiva di farci prossimi a coloro che hanno più bisogno di noi, non fermandoci all’interrogativo su chi sia il nostro prossimo, ma facendo il primo passo. La carità è l’atteggiamento di chi non soltanto sa accogliere, ma di chi va incontro. Questo significa “servire e dare la propria vita”.

Papa Francesco, nel suo discorso per la Giornata della Pace, richiama tutti alla responsabilità: “La cultura della cura, quale impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca, costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace.”

E sulla “cultura della cura” abbiamo riflettuto giovedì 28 gennaio nell’ incontro on line “Chi cura una vita cura il mondo intero” con Anna Polgatti – educatrice della Casa del Giovane e Lucia Clemente della Comunità di Sant’Egidio. Perché la pace si costruisce insieme!

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