di Francesco Frigerio
Qualche tempo fa, sembrano passati anni ma forse sono due mesi, anche sui media laici trapelava il dibattito sul valore dell’Eucarestia, come uno degli aspetti della questione dell’ordinazione di uomini sposati per portare il Sacramento anche ai villaggi sperduti nella foresta amazzonica dove raramente arriva il Sacerdote.
A noi cattolici occidentali sembrava un dibattito astratto e lontano, da noi si celebrano tante Messe, spesso quasi deserte, la questione su cosa sarebbe la Chiesa senza l’Eucarestia ci sembrava scontata, una cosa su cui riflettere leggendo la lettera pastorale del nostro Vescovo magari, ma non molto legata alla vita quotidiana.
Poi è cominciata questa strana Quaresima, con la celebrazione eucaristica delle ceneri che il Vescovo Corrado ha voluto trasmettere dalla Chiesa di Trivolzio ma alla quale il Popolo non ha potuto partecipare “in presenza”, per via dell’epidemia.
Non è detto che San Riccardo, il Medico Santo, avrebbe approvato. Lui ha affrontato la Spagnola, senza antivirali, senza modelli epidemici, senza terapie intensive e persino senza gel disinfettante.
Tuttavia, proprio perché oggi abbiamo queste cose ma abbiamo un numero finito di posti in terapia intensiva, penso che comunque sarebbe stato d’accordo che è responsabilità, anche della Chiesa, fare quanto possibile per contenere il numero di contagi e in proporzione il numero di coloro che hanno bisogno di cure avanzate. Tanti di noi si sentono, per fortuna e per questa volta, in grado di superare il nuovo virus come un’influenza, tuttavia nessuno può averne la certezza e ci sono molte persone fragili che non possono permettersi questa sicurezza.
Per questo è il momento di riscoprire che l’Eucarestia è Rendimento di Grazie e Mistero che si compie per mezzo del Sacerdote, a ricordarci che non è la nostra buona volontà o perfino l’eventuale nostra santità a salvarci ma l’Amore di colui che ha voluto farsi uomo. Questo Mistero è celebrato per il momento anche per noi dal Vescovo Corrado e dai nostri sacerdoti e abbiamo, qui e oggi, molti strumenti per collegarci a loro.
Il momento tuttavia è propizio anche per scoprire che quello che dobbiamo fare in memoria di Lui è anche impegnarci per gli altri e stare vicini ai più deboli e soli utilizzando tutti i mezzi che sono possibili, anche se dobbiamo fermarci a due metri.
Anche la nostra associazione, nel suo piccolo, ha un sito internet e una pagina Facebook, che vogliono essere strumenti per stabilire relazioni, diffondere la Parola e essere vicini.
Frequentemente ci si lamentava del fatto che le relazioni virtuali sostituiscono quelle reali. Adesso che le relazioni reali sono per forza di cose limitate, è il momento di dare valore e senso a quelle virtuali diffondendo la Buona Notizia e magari bloccando le bufale.
Preghiamo e speriamo che quando questo momento sarà passato, saremo in grado di scoprire nuovamente il senso e la bellezza di quelle reali.