Il Partigiano Cattolico Cornelio “Gugia” Fornasari è un volume che riporta diversi contributi sulla figura di questo combattente della Resistenza, raccolti dal prof Emanuele Gallotti. Pubblichiamo il contributo del Presidente Diocesano di AC.
Perché il Presidente diocesano di Azione Cattolica, nel 2025, dovrebbe interessarsi di un medico di Ivrea, scomparso nel 1973 che trovandosi studente al Borromeo durante la seconda guerra mondiale, è stato iscritto all’AC pavese per qualche anno?
L’Azione Cattolica, in quegli anni e in generale prima del Concilio, era “la” forma di partecipazione attiva dei laici alla vita della Chiesa.
L’adesione di Cornelio Fornasari all’AC pavese è pertanto segno della sua partecipazione matura e consapevole alla vita della Chiesa del suo tempo, il che rende ancora più significativa la sua partecipazione alla Resistenza.
Nondimeno, l’associazione è la stessa che ha formato generazioni di uomini e donne che hanno servito la Chiesa e il paese e se oggi svolge ancora un servizio è perché altri prima lo hanno fatto, nella Chiesa e nella storia del loro tempo, come noi cerchiamo di farlo nel nostro.
L’AC di oggi è quella che ci è stata consegnata dai Responsabili di ieri, che si è evoluta nella storia ma mantenendo il carattere di fedeltà alla Chiesa come libera e democratica associazione di laici.
Proprio questa libertà, garantita dalla forma democratica ha permesso a persone come il Beato Teresio Olivelli di leggere i segni dei tempi e passare da sostenitore del fascismo a “ribelle per amore”, spingendo altri giovani, come Cornelio Fornasari, a maturare la non facile scelta di prendere le armi contro uno stato che aveva già preso le armi contro il suo popolo, trascinandolo in una serie di guerre inutili per scambiare le vite dei caduti con conquiste territoriali e altro potere.
Oggi l’AC è impegnata per la Pace e il disarmo, nella consapevolezza, maturata anche leggendo gli avvenimenti seguiti alla fine della II Guerra Mondiale, che scienza e tecnologia, applicate alla guerra hanno cambiato le condizioni per accettare l’uso della forza nelle controversie tra gli stati.
Abbiamo una grande storia alle spalle che è anche una grande responsabilità davanti a noi, nel continuare a formare i giovani al discernimento.
Se tanti giovani, anche formati in AC, hanno maturato, negli anni scorsi, la scelta del servizio civile in alternativa alla difesa dello Stato con le armi, sta riprendendo piede l’idea che la Pace sia prima di tutto deterrenza.
Si vis pacem para bellum lo dicevano già i romani, con il risultato che oggi conosciamo. Riconosciamo il sacrificio di chi ha permesso di arrivare alle condizioni di cui godiamo oggi ma continuiamo a impegnarci nel discernimento, per essere costruttor di Pace, come ci chiede il Vangelo.
Francesco Frigerio
Presidente Diocesano