Venerdì 28 febbraio 2025, alle ore 18, presso il Collegio S.Caterina, il Centro Studi di legislazione antimafia “Virginio Rognoni” ha organizzato un incontro con Rosy Bindi e Giovanni Bachelet (qui la locandina), per ricordare Vittorio Bachelet. Ecco un ricordo di Roberto Dionigi, già Presidente Diocesano AC, che ha moderato l’incontro
Ricordare la testimonianza di Vittorio Bachelet significa per noi oggi guardare al futuro e dare una speranza ai nostri figli e ai nostri nipoti. Non c’è bisogno di commemorare ma di mettere avanti ai nostri passi un maestro che per chi è laico evoca una profonda riflessione e per chi è credente una preghiera.
Nato a Roma il 20 febbraio 1926 la sua vita è segnata da un costante impegno ecclesiale e civile come uomo di entrambe le istituzioni che fino alla tragica morte lo accompagnò.
Iniziò il suo impegno con una militanza nella FUCI come studente nella facoltà di Giurisprudenza. Ma il grande inizio fu segnato dalla nomina da parte di Papa Giovanni XXIII a vice presidente dell’Azione Cattolica e successivamente nel 1964 a presidente nazionale (fino al 1973). Erano gli anni del Concilio Vaticano secondo ( 11 ottobre 1962 , 8 dicembre 1965) e per questa coincidenza gli fu affidato l’impegno di adeguare l’Azione Cattolica sotto lo stimolo della grande lezione del Concilio. Quando all’inizio dell’estate del 1964 Vittorio Bachelet fi chiamato da Paolo VI a guidare l’Azione Cattolica così rispose ai giornalisti che gli chiedevano una dichiarazione : ” L’AC vorrebbe aiutare gli Italiani ad amare Dio e ad amare gli uomini”. Ebbe così inizio la grande fatica del rinnovamento.
Ponendo al centro della sua missione quella “scelta religiosa” tanto discussa e fraintesa : diceva : ”domandiamoci se davvero la Fede ha un posto centrale nella nostra vita, se il nostro comportamento e le nostre scelte sono ispirate alla fede nel Signore, senza compromessi. E poi la scelta religiosa dobbiamo realizzarla nelle associazioni perchè sia veramente la Fede il punto centrale nella vita associativa…ma la scelta religiosa riguarda anche il nostro rapporto con gli altri , con gli altri cristiani e soprattutto verso coloro che sembrano meno attenti all’annuncio evangelico o addirittura rifiutarlo”.
Iscritto alla Democrazia Cristiana viene eletto consigliere comunale a Roma e il 21 dicembre del 1976 eletto vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Gli fu affidata questa responsabilità in un periodo delicato in cui appunto era importante , attraverso un’opera saggia e prudente, dare alla magistratura italiana il senso di unità di fronte alla situazione gravissima di quegli anni e all’esplosione della violenza.
Nel maggio del 1978 veniva assassinato Aldo Moro, nel gennaio del 1979 il giudice Emilio Alessandrini, nel gennaio del 1980 Piersanti Mattarella presidente della regione Sicilia, nel febbraio dello stesso anno Vittorio Bachelet.
Per questo suo duplice impegno, Azione Cattolica e Istituzioni, che segnò tutta la sua vita, rispetto al problema di trovare un valido e funzionante equilibrio, non solo dal punto di vista teorico ma anche dal punto di vista pratico, nel rapporto tra Politica e Fede nella testimonianza di Vittorio Bachelet si trovano utili e insostituibili insegnamenti.
Il 12 febbraio 1980 dopo una lezione all’università mentre scendeva le scale con l’assistente Rosy Bindi veniva assassinato dalle BR.
“Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito mio papà-disse il figlio Giovanni dall’altare- …perché sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta”.
Alla fine del 1983 padre Adolfo Bachelet fratello di Vittorio ricevette una lettera firmata da 18 esponenti delle brigate rosse in cui chiedevano umilmente di andarli a trovare in carcere : “vogliamo ascoltare le sue parole “.
Sono questi i segni di una testimonianza donataci da Vittorio Bachelet.
Roberto Dionigi, già presidente diocesano di AC