Lettera aperta del Duomo di Pavia

Buon giorno, permettete una parola?

Sono il Duomo di Pavia, approfitto dello spazio gentilmente concesso dal Ticino e dall’Azione Cattolica per dire la mia su una vicenda che mi ha reso protagonista, mio malgrado.

Pochi giorni fa qualcuno nottetempo si è arrampicato sulla mia cupola per appendere la bandiera di un popolo vittima di una guerra.

Per favore, non fatelo più!

 Dal punto di vista “sportivo” checché ne abbiano detto, non è una grande impresa. Chiunque abbia un po’ di pratica alpinistica e, voglio sperare (io sono privo di occhi come sospetterete), un minimo di attrezzatura di sicurezza può farlo. 

Non per essere polemico, ma se fossi interamente rivestito di liscio marmo sarebbe un’altra storia. 

Tuttavia in queste imprese il rischio zero non esiste, nemmeno per i professionisti che hanno dovuto intervenire per rimuovere la bandiera. 

Pavia è la città delle cento torri, anche se adesso sono un po’ meno: se chiunque ha una buona causa da difendere comincia ad arrampicarsi di notte su una di esse o ancora su di me, prima o poi scappa la disgrazia. 

Inoltre la Fabbriceria della Cattedrale, che non ringrazierò mai abbastanza per occuparsi della mia salute, dovrebbe spendere soldi per sistemi di allarme e di dissuasione, neanche foste piccioni che già mi danno qualche problema. 

Anche i monumenti che rappresentano la forma stessa di Pavia sono beni comuni, e io, modestamente, ne sono il principale.

Nondimeno, se fosse un’iniziativa di tutta la città, ospiterei volentieri un simbolo che ricordi a tutti che la vostra abilità a costruire armi non è la soluzione, ma parte del problema. 

Con le armi che siete capaci di fabbricare oggi, nessuno si salverebbe, in una guerra mondiale, nemmeno io, e questo sì che mi infastidisce.

Fra poco (rispetto alla mia veneranda età) volete celebrare la battaglia di Pavia, dove una parte ha prevalso sull’altra grazie ad armi allora nuove, che non hanno portato però la Pace.

Se, durante i festeggiamenti, a monito per tutti, i Vigili del Fuoco, il CAI, qualcuno capace di farlo in sicurezza, installassero per un tempo limitato un segno visibile a tutti, avrei dato il mio contributo.

Solo un’ultima osservazione: la profanazione della casa del Signore è quello che avviene, in Palestina, in Ucraina e in Siria, non chi si impegna per ricordarvelo.

Con un po’ di preoccupazione ma immutato affetto, il vostro Duomo.

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