Verso l’Assemblea Nazionale

Giuseppe Notarstefano-Presidente Nazionale AC – intervista tratta da “Dialoghi”

L’Azione cattolica italiana ha intrapreso il percorso verso la celebrazione della sua XVIII Assemblea nazionale del prossimo aprile attivando in primo luogo un processo autenticamente sinodale di partecipazione da parte di tutti soci, ragazzi giovani e adulti, in quasi tutte le diocesi italiane e in oltre 4500 realtà parrocchiali e interparrocchiali. Un processo possibile grazie all’impegno quotidiano dei suoi oltre 38.000 responsabili associativi e dei circa 7000 assistenti. Un cammino assembleare che si presenta come un laboratorio di vita democratica attraverso la partecipazione ad una vita associativa ed ecclesia che promuove l’impegno nella costruzione della città.

Abbiamo avuto modo di incontrare persone sinceramente coinvolte in una perseverante ricerca di sintesi creativa tra la novità della buona notizia del Vangelo e una vita quotidiana che appare spesso non solo sempre più frammentata e dispersa in contesti sociali precari. Una sorprendente rete di persone concrete, generose e appassionate, che hanno imparato a generare relazioni significative di cura e di promozione di vita buona a servizio degli altri, che imparano a tessere amicizie ecclesiali e sociali e che animano una progettualità formativa e culturale spesso innovativa e capace di intercettare il bisogno profondo di cambiamento che viene espresso dalle persone nei diversi territori.

Un tessuto associativo fatto di volti che abbiamo incontrato da vicino, di storie che abbiamo accolto, di fatiche che abbiamo abbracciato, di interrogativi con cui ci siamo misurati, insieme a tutta la Presidenza nazionale nei tanti incontri avvenuti nel Paese. Sono state occasioni preziose in cui abbiamo contemplato con stupore la resilienza di una vita associativa che sa ripensarsi proprio come cura di persone e di relazioni, sfuggendo alla tentazione del funzionalismo e di un efficientismo privo di prospettive.

Vivere l’esperienza associativa comporta oggi, più che nel passato, la fatica di convocare e tenere insieme le persone, la complessità di mettere a fuoco obiettivi che “accomunano”.  La sfida associativa è quella di promuovere la partecipazione di ciascuna persona alla vita democratica prima ancora che alle sue forme istituzionali ed ai suoi organismi. Ciò comporta la pratica paziente e sincera dell’ascolto reciproco, il gusto per il confronto e l’amore per la ricerca di ciò che unisce più che di ciò che divide, ma anche un allenamento interiore a riconoscere il valore delle decisioni che accomunano e a misurarne la loro qualità dal grado di condivisione e di cooperazione che esse sanno realizzare.

La partecipazione piena alla vita ecclesiale, in virtù del battesimo, s’intreccia con la partecipazione piena alla vita civile e politica. La prima esprime quel dinamismo che fa crescere la persona nel dono di sé e nel servizio generoso e gratuito agli altri; seconda esprime un dinamismo altrettanto efficace di maturazione nella consapevolezza di essere portatori di diritti e doveri verso gli altri intesi nell’accezione più ampia di vita della società e dell’ambiente.

Proprio per questo l’itinerario assembleare è un’esortazione ad allargare la partecipazione oltre le forme tradizionalmente previste e animare il coinvolgimento di tutte le comunità ecclesiali, dei tanti simpatizzanti, delle altre aggregazioni ecclesiali e civili, per raccontare il sogno di un’AC che si sente chiamata a ripensarsi in modo accogliente ed inclusivo e a rigenerarsi attraverso la pratica quotidiana dell’ascolto e del dialogo. È un’associazione consapevole e umile, la nostra AC del 2024, che ha vissuto, e vive ancora, l’attraversamento della complessità di questo tempo post-pandemico che ha rivelato, con ancora maggiore chiarezza, numerose criticità già emerse da tempo.

Sono le stesse questioni evidenziate da tutte le persone che sono state consultate e coinvolte nel cammino sinodale della Chiesa Italiana e in ogni parte del mondo in cui la Chiesa cattolica è presente; nodi e problemi che alimentano e stimolano una ricerca comune che incoraggia «ad uscire dalla prospettiva della “scelta giusta per me” ed entrare in quella della “scelta giusta per il bene della comunità”, a passare dalla logica dell’io a quella del noi.

La complessità oggi chiede più spazio alla logica comunitaria nella ricerca di soluzioni a sfide che sempre più ci accomunano. La vita comunitaria richiede il riconoscimento della pluralità e della varietà come valore più che come problema, ripensando meccanismi e dispositivi sociali che siano in grado di sostenere la capacità di tenere insieme il pluralismo.

L’associazione avverte l’esigenza di investire ancora di più sul piano culturale e su una formazione autenticamente spirituale, volendo così interpretare in questo tempo la sua scelta religiosa come sollecitudine verso tutte le persone ad immergersi nella complessità e a non difendersi da essa, piuttosto abilitando ciascuno ad assumerla secondo lo stile esigente del discernimento personale e comunitario, riproponendo con creatività e innovazione percorsi di cura e accompagnamento, di ricerca e di impegno nutriti quotidianamente dall’ascolto della Parola e ritmati dalla celebrazione dell’Eucaristia.

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