Domenica 3 dicembre abbiamo pregato e fatto festa insieme: per l’AC l’adesione è un momento di preghiera per affidare al Signore le fatiche e le speranze dell’Associazione ed è un momento di festa perché è il luogo in cui ci si ritrova in famiglia, fra amici per rinnovare il nostro Sì e il nostro grazie.
In attesa di ritrovarci all’importante appuntamento dell’Assemblea diocesano elettiva e di ripercorrere insieme il quadriennio passato per pensare al futuro, in questa occasione ho voluto sottolineare la bellezza e la fatica delle responsabilità e della cura reciproca nella Chiesa e nell’Associazione.
In AC parlando di responsabilità, spesso pensiamo solamente alla sua declinazione in ambito associativo (educatori, responsabili parrocchiali o diocesani) e tendiamo a dimenticare che la responsabilità deve essere una meta e uno stile con cui vivere tutta la nostra crescita formativa, a misura di ciascuno e ciascuna. Per questo motivo è utile parlare insieme di responsabilità e di comunione: la comunione è infatti un orizzonte ampio per leggere anche la responsabilità. Comunione e responsabilità sono, così, il modo di vivere dei discepoli missionari, nell’ottica corresponsabile di chi si apre alla Storia e alle storie personali, e nella dimensione di chi sceglie di avere a cuore l’interesse di tutte e tutti.
Viviamo pienamente la responsabilità di chi è nel mondo e non può non prendersi carico delle fatiche che il mondo sta vivendo nelle guerre ormai diffuse intorno a noi e nelle tante persone in fuga da povertà e guerre, dei troppi episodi di violenza e di morte nei confronti di donne che si leggono nelle cronache di ogni giorno, dell’evidente emergenza educativa, del rispetto del bene comune e della salvaguardia del mondo che ci è stato affidato. Viviamo la responsabilità di formarci e di informarci, stiamo nel mondo con il Vangelo e il giornale e continuiamo a fare discernimento comunitario per essere davvero nel mondo sale e luce.
Avere a cuore l’interesse di tutti e tutte ci chiede di mettere in atto buone prassi comunitarie e di dare vita a una responsabilità associativa che ci renda più responsabili anche altrove, nella scuola, nel lavoro, in famiglia, nelle relazioni, nella Chiesa, nella società. Lo stiamo facendo dal 2020, insieme a tante altre associazioni, con il progetto Nessuno si salva da solo che ci permette di conoscere e sostenere tante fragilità; lo fanno ogni giorno i nostri ragazzi del Movimento Studenti che cercano di vivere e far vivere la scuola in modo responsabile e consapevole e che, insieme ai nostri giovani, si stanno formando alla cura del bene comune; lo fa ognuno di noi impegnato nelle proprie comunità e nella propria vita quotidiana a camminare a fianco dei sacerdoti e dei fratelli. E siamo a disposizione per farlo nella corresponsabilità che siamo sempre più chiamati ancora a vivere nella nostra Chiesa diocesana, pronti a formarci e a mettere come sempre a disposizione le nostre competenze negli organi di partecipazione ecclesiale e nei luoghi in cui saremo chiamati a dare il nostro contributo.
Siamo un’associazione di persone che si prendono cura le une delle altre: cura verso coloro di cui si è responsabili, ma anche cura tra responsabili, e cura verso chi vive il momento di “passare la palla” della responsabilità associativa dopo un percorso più o meno lungo. Lo sappiamo, solo chi si lascia accompagnare accompagna. In questo spazio di cura reciproca camminiamo a fianco a fianco, sostenendoci reciprocamente, con i nostri Assistenti che camminano con noi.
Nel pensare a comunione e responsabilità, però, non possiamo nasconderci dietro un dito: spesso la fatica, la stanchezza e lo scoraggiamento sembrano prendere il sopravvento. Dobbiamo sempre ricordarci che la fatica della responsabilità è in fondo la fatica della complessità della vita delle persone: evitiamo di perderci nella sua continua analisi, piuttosto coltiviamo uno sguardo di speranza e di conversione verso immagini nuove di responsabilità e di comunità per il Paese, la Chiesa e l’associazione. Allora, come diceva Bachelet, ogni fatica, grande o piccola che sia, può diventare l’opportunità di riscoprire la bellezza che viene dalla nostra fede, vissuta come cammino condiviso alla luce dello Spirito e in comunione con i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori, che hanno camminato nella santità.
Cura e responsabilità saranno allora le attenzioni che ci accompagneranno verso l’Assemblea che a febbraio ci vedrà rinnovare le responsabilità associative, rileggendo il cammino della nostra Associazione e fissando gli obiettivi del prossimo triennio.