Contro le mafie. Don Ciotti all’Azione Cattolica

Sono molto grato all’Ac, sono emigrato dal Veneto a Torino, la mia famiglia era molto povera. Credo che mi abbia salvato la parrocchia, e credo che mi abbia salvato nell’adolescenza essere in AC – così don Luigi Ciotti, intervenendo all’Incontro delle presidenze diocesane di AC.  

Libera è associazione di associazioni e l’AC fin dalla prima ora ne ha fatto parte. C’è bisogno di mettere insieme tutte le nostre forze per diventare una forza. Il problema delle mafie si è globalizzato. Oggi le mafie sono più forti di prima nel nostro Paese; ma l’immaginario della gente si è fermato a Capaci. Molte cose sono cambiate, c’è meno sangue, ma loro sono ancora più forti.

Oggi nel nostro Paese a fare la differenza è l’indifferenza. Siamo passati dal crimine organizzato al crimine normalizzato, perché per gli italiani è diventato uno dei tanti problemi, ed è inquietante perché le mafie si alimentano della droga, che cattura fasce di giovani, nuove sostanze, poteri forti. Lo scandalo di leggi inadeguate, furbe, di parte come quelle sul gioco d’azzardo che mina la vita di tanti.

Questa idolatria del denaro, che è molto forte nel nostro Paese, ci impoverisce tutti, perché non si uccide solo con le armi. Si uccide bloccando una serie di politiche e servizi di opportunità per le persone. Non possiamo dimenticarci che finché non ci sarà una presa di coscienza collettiva delle gravi ricadute della peste corruttiva sulla vita di ciascuno non si faranno veri passi avanti. Deve esserci uno scatto da parte di tutti, che comincia dalla voglia di conoscenza, della consapevolezza, della corresponsabilità.

Le persone più pericolose sono i neutrali. Don Tonino Bello diceva: “Non mi serve sapere chi sia Dio, mi basta sapere da che parte sta!” 

Il Vangelo è strumento di giustizia. Vi sono momenti in cui tacere è una colpa e parlare è un obbligo perché la nostra libertà è figlia della giustizia che sapremo conquistare. Dobbiamo sentirci con-sorti. Impegniamoci perché la politica si riappropri della speranza, perché è nata per dare dignità alle persone. Intendiamo la politica come servizio, perché vinca la forza della legge.

La missione della Chiesa è essere coscienza critica e voce propositiva di valori più alti e vitali.

I giovani ci sono e hanno bisogno di esser ascoltati e riconosciuti. Bisogna dotarli degli strumenti necessari per realizzare le loro capacità, dalla scuola al lavoro, che sono priorità di una società aperta al futuro. La domanda forte è quella di essere ascoltati, hanno il bisogno di autenticità, di credibilità, di giustizia. Hanno fame di relazioni autentiche, hanno bisogno di luoghi di incontro, confronto, opportunità. Hanno bisogno di un dialogo intergenerazionale, devono sentirsi presi sul serio. E noi dobbiamo aiutarli a resistere, a non perdersi di animo.

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