Il 3 febbraio 2023 ricorre il quinto anniversario della beatificazione di Teresio Olivelli, un giovane tra i tanti cresciuti negli anni del fascismo. L’attiva partecipazione all’attività dell’Azione Cattolica e della Fuci non gli impedì di immergersi convintamente fin nel cuore del fascismo, con la scelta di arruolarsi volontario per combattere sul fronte russo. Qui constatò di persona la devastazione materiale, morale ed umana causata dalla folle politica fascista.
Una volta ritornato in patria nell’autunno del 1943, ha partecipato alla Resistenza contro il nazifascismo, diventando “ribelle per amore” nelle file delle Fiamme Verdi. Ciò è avvenuto grazie all’incontro con persone e ambienti, a Brescia e a Milano, che gli hanno permesso di tagliare nettamente con le proprie precedenti posizioni e di impegnarsi a fondo nell’opposizione al nazifascismo.
La sua “ribellione per amore” non riguardò solo la partecipazione alla Resistenza, ma anche la ribellione ai soprusi, alle angherie e alle brutalità nelle carceri e nei lager in cui fu detenuto, dal carcere di san Vittore a Milano al campo di concentramento di Fossoli, dal lager di Bolzano fino a quelli di Flossembürg e a Hersbruck. In questi luoghi di dolore, di sofferenza e di morte Olivelli si dedica completamente ai suoi compagni di prigionia: è accanto ai malati, ai moribondi, a quanti sono sfiniti psicologicamente, a quelli che non reggono più il peso di quella situazione.
Aiuta tutti coloro che ne hanno bisogno, anche a rischio della propria incolumità. In questi luoghi di male assoluto e di dolore estremo, Olivelli è piegato su quanti stanno morendo senza nessuno vicino. In queste persone vede il volto di Cristo e nel servizio a loro realizza il senso ultimo della propria vita.
Olivelli, nei lager in cui è stato detenuto, è stato pienamente un “uomo per gli altri”, per usare un’immagine cara al grande martire di Flossembürg, Dietrich Bonhoeffer . Il Dio di Gesù Cristo è stato pienamente anche per Olivelli, come lo era per Bonhoeffer, il Dio dell’essere “per gli altri”, che cammina sulle strade degli uomini, che aiuta e serve, che condivide, che si schiera con i perseguitati e con gli oltraggiati. Il 31 dicembre 1944, in un’ultima, estrema, ribellione per amore, mentre tenta di difendere un giovane picchiato ferocemente da un kapò, Olivelli riceve un bestiale calcio allo stomaco. Sul suo corpo martoriato, questa ennesima violenza produce un effetto devastante. Trasportato in infermeria, vi trascorre due settimane in agonia. Muore nella notte fra il 16 e il 17 gennaio 1945. Aveva solo 29 anni. È l’immolazione definitiva, il sacrificio supremo. Olivelli ha così compiuto pienamente il senso della propria vita.