In campagna elettorale. Responsabilità e discernimento

Don Milani diceva nella sua Lettera ad una professoressa: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”. Una campagna elettorale questo dovrebbe essere: la celebrazione alta del confronto politico di idee e programmi per governare e magari risolvere i problemi delle Paese e dei suoi cittadini, un tempo di responsabilità e discernimento. Quello che ci auguriamo non sia è la celebrazione di promesse tanto roboanti quanto vuote, accattivanti quanto completamente staccate dalla realtà e dalle tasche comuni e comunitarie.

Ma, se di promesse irrealizzabili pur si sopravvive, perché fanno parte del gioco politico e perché in fondo non costano niente né a chi le fa né a chi ingenuamente ci crede, ciò che sarebbe più che mai inaccettabile e sconsiderato, dunque gravemente lesivo degli interessi del Paese, è un alzare i toni e un conseguente abbassare il livello del dibattito politico sino a trasformarlo in qualcosa di altro rispetto al necessario e utile confronto sui programmi di governo proposti da ciascun partito o schieramento e sui candidati al Parlamento. Il Paese ha bisogno di un di più di responsabilità da parte di tutti e non ha bisogno di sceneggiate e teatrini della politica di terz’ordine, né che si giochi a buttare la palla in calcio d’angolo, perché non si hanno argomenti per sostenere quanto si propone agli elettori.

L’auspicio perciò è per una campagna elettorale responsabile, fatta di confronto politico limpido e democratico, consapevole che – come ha ricordato il Presidente della Repubblica – “la libertà di cui godiamo, la democrazia che è stata costruita, l’uguaglianza e la giustizia che la Costituzione ci prescrive di ricercare sono figlie di una storia sofferta e di generazioni che le hanno conquistate con dolore, sacrificio, impegno, consegnandole alla nostra cura affinché possiamo a nostra volta trasmetterne il testimone”.

In più, una campagna elettorale sui programmi e che rifugga il battibecco politico senza costrutto servirà, ne siamo certi, a frenare, almeno in parte, il fenomeno dell’astensionismo, che prosegue da alcuni anni, sostenuto da una crescente crisi di fiducia nei partiti.

Una preoccupazione, quella per l’astensionismo, cui fa riferimento il Presidente nazionale dell’Ac, Giuseppe Notarstefano, rispondendo alla domanda “L’Ac darà una indicazione di voto ai suoi aderenti?”: “Non è nostro compito, ma aiuteremo le persone ad affrontare questo passaggio con responsabilità, con senso critico e in maniera informata. Il voto va vissuto con speranza. Purtroppo tanti, anche cattolici, nel recente passato hanno guardato con disillusione al momento elettorale e dunque urge operare un recupero dell’astensionismo”.

(redazione Azione Cattolica Italiana)

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