Il fiato corto della storia e il respiro profondo dello Spirito

articolo a cura del Collegio Centrale Assistenti AC

È proprio difficile accettare che mentre ci stavamo abituando all’idea di essere fuori dal periodo più delicato della crisi sanitaria sia scoppiata alle porte dell’Europa una guerra ingiusta e senza senso. È proprio difficile e pesante pensarlo. Non sono bastati gli appelli accorati e insistenti dei grandi della Terra, la voce rotta di papa Francesco nel chiedere il cessate il fuoco.

Un tempo di prova e di grandi sconvolgimenti. Proprio in questo contesto ci prepariamo a celebrare la Pasqua del Signore. Sentiamo realmente il fiato corto di chi non riesce più a correre dietro le emergenze e vorrebbe trovare una sedia dove riposarsi e riprendere fiato. In questa corsa affannata, però, arriviamo alle porte di Gerusalemme. In questi giorni santi stiamo facendo l’esperienza dei discepoli che hanno seguito Gesù nella sua salita alla città santa. L’augurio che ci facciamo è quello di entrare con Lui in Gerusalemme e di contemplare la potenza dell’amore di Dio, manifestata della morte e resurrezione di Gesù Cristo.

Sì, abbiamo bisogno di entrare in Gerusalemme e di non rimanere sulla soglia della porta. Ci dobbiamo entrare con tutta la nostra vita per contemplare e gustare la Misericordia di Dio. Con discrezione, ci aggiungiamo alla truppa dei discepoli “nella stanza al piano superiore” per imparare che il senso profondo e vero della vita è il servizio generoso anche verso tutti, ci ritiriamo nell’orto degli ulivi con il Maestro per comprendere quanto sia difficile portare fino in fondo la missione di salvezza, saliamo con Gesù sul colle del Golgota per incrociare il suo sguardo traboccante di Amore. Anche se sotto la croce tutto sembrerà finire dovremo avere la forza di correre anche noi al sepolcro per ascoltare l’annuncio della vita nuova e cantare con gioia questa vittoria. In questa grande corsa il fiato si rinvigorisce e diventa un respiro profondo: è il respiro dello Spirito, l’ultimo grande dono che il Signore ci consegna sulla croce.

È importate entrare in Gerusalemme come pellegrini di speranza, come coloro che cercano parole nuove per abitare questo tempo paradossale, e certamente non come chi pensa di non avere più parole. È importante entrare in Gerusalemme sapendo che non siamo soli, ma che il nostro cammino è condiviso con ogni uomo e donna che sceglie di ricercare un senso profondo alla storia. Per entrare nella città santa, però, è necessario avere il coraggio di metterci a nudo dalle nostre convinzioni cristalline e dalle nostre opinioni presuntuose.  Lasciamo fuori da Gerusalemme la paura e portiamo con noi lo stupore. Solo così i nostri piedi troveranno la forza per camminare dietro il Signore, il nostro fiato corto della rassegnazione si trasformerà in respiro profondo e la nostra incredulità sarà fede profonda. Dopotutto sappiamo bene che con Gesù, che è Signore del tempo e della storia, anche la notte più buia si avvia verso un’alba meravigliosa.

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