Dal Nepal a Pavia: una testimone speciale

Sorella M.Luisa in dialogo con soci ed amici di AC

Dopo l’incontro di ottobre con il prof. Gianni Vaggi, abbiamo organizzato per il 3 dicembre un’altra serata con il medesimo titolo (Ascoltare per capire, non per rispondere) ma con un taglio decisamente diverso. A guidarci questa volta è stata Maria Luisa Caldi, brillante ingegnere chimico pavese e ora sorella missionaria delle Piccole Apostole di Gesù. Da dieci anni in Nepal (dopo aver vissuto in  Burundi, in Brasile e a Quarto Oggiaro) ci ha parlato di sè e delle sue sorelle attraverso la proiezione di volti: incontri che hanno segnato la  sua vita di questi anni in Nepal, persone che l’hanno accolta appena arrivata, che le hanno insegnato la lingua, che hanno in qualche modo affiancato la missione appena nata e che hanno poi ricevuto dalle sorelle tanti aiuti di ogni genere. È stato davvero emozionante e a tratti anche commovente conoscere storie, vedere paesaggi, immergendoci per un paio d’ore in  un mondo tanto lontano dal nostro. Nella serata non si è parlato però solo di Nepal, ma da alcune domande da parte del pubblico sono emerse riflessioni su alcune tematiche particolarmente importanti: fede, Natale, sinodalità; a questo riguardo riportiamo alcuni stralci della “chiacchierata” di sister Mary (così la chiamano in Nepal), senz’altro più incisivi e chiari di qualsiasi sintesi o parafrasi. 

“Gli indù mi chiedono sempre quali sono le nostre regole. Io rispondo che ne abbiamo una sola: ‘amatevi come io vi ho amato’: questa è l’unica regola che deve governare la nostra vita, che comunque non è facile per niente. È molto più semplice, come hanno loro, avere una serie di comandi a cui obbedire e una serie di riti da compiere per sentirsi a posto. Da noi non funziona (o non dovrebbe funzionare) così! Io non ho scelto da adulta di essere cristiana per avere una serie di regole a cui obbedire. Se il Cristianesimo fosse solo una serie di regole non sarebbe niente di nuovo […] Voi, se posso permettermi, dovete cercare di uscire dal piccolo gruppo, uscire dalle vostre case e andare incontro al vicino. Mi rendo conto che è difficile, ma se non cominciamo ad uscire sarà impossibile incontrare l’altro e scoprire che dall’altra parte c’è un fratello. In questo periodo si parla tanto di sinodalità: si organizzano incontri, commissioni, si scrivono relazioni, ma guardate che il rischio maggiore in tutto questo è di allontanarsi dalla vita concreta della gente, il rischio di fare tante parole e di dimenticare La Parola. […] Io sono cristiana cattolica da sempre, però posso dire di aver scoperto il Cristianesimo in Nepal, ho scoperto che è possibile vivere da cristiani in Nepal, perché in quel contesto si tirano via tutti quegli orpelli che noi spesso applichiamo alla fede, mentre la fede vera è essere lì, per essere fratelli. Alla Messa di Natale invitiamo tutti i nostri amici indù, e loro partecipano volentieri a questa celebrazione, come noi partecipiamo alle loro; approfittiamo di ogni occasione per invitarli, nel tentativo di creare comunione anche con chi non professa la nostra fede […] Quando ho preso i voti, nella formula che io ho firmato c’è scritto di ‘testimoniare Gesù in qualsiasi contesto’: allora, qualunque sia il posto, che sia Quarto Oggiaro o il Brasile o non so dove,  io devo andare là a testimoniare che Dio si è fatto uomo ed è venuto a raccontarci che Dio è Padre di tutti e che noi quindi siamo fratelli, indipendentemente da tutto il resto”. 

Grazie sister. Tra tre anni, quando tornerai ancora in Italia (“A Dio piacendo” come dici tu) ritieniti già prenotata per un’altra serata con noi. 

Etichettato , , , , , ,
loading