La gatta frettolosa

Discernere i segni dei tempi è difficile ma ci è richiesto, anche in questi tempi che potremmo definire accelerati.

Molte istituzioni, dalla politica alla stessa Chiesa, sembrano essere inadeguate a rispondere alle urgenze di oggi, ma forse anche noi dobbiamo imparare ad avere pazienza. 

Alle ultime elezioni politiche, che sembrano essersi tenute 30 anni fa, un partito ha fatto il pieno dei voti garantendo di cambiare tutti i metodi della politica cominciando dal rifiutare alleanze. Ovviamente, per governare, le alleanze sono  state fatte, alternativamente con due partiti contrapposti , generando due ondate di pentimento degli elettori.

Il ripensamento su scelte appena compiute può essere in effetti un’altra reazione alla complessità che dobbiamo imparare a governare.

La questione riguarda la politica che spesso viene accusata, con molte ragioni, di non saper pensare a lungo termine ma tutti noi in effetti abbiamo bisogno di educarci alla pazienza. 

Qualche anno fa la nostra Chiesa locale aveva intrapreso un percorso di rinnovamento della catechesi dei ragazzi centrato sul rapporto con le famiglie e più elastico sulla divisione in classi. Le prime inevitabili difficoltà hanno portato a fare sostanzialmente marcia indietro perché “non si riusciva a raggiungere tutti”. Visto con i numeri e i problemi di oggi, il tema potrebbe essere riconsiderato,  ma al di là degli esempi, la questione è quella dell’equilibrio tra la necessità di dare risposte alle urgenze e quella di mettere in movimento davvero processi nuovi.  

Trovare questo equilibrio è particolarmente importante nei momenti di crisi quando ci sono decisioni che non possono aspettare. 

Abbiamo atteso il vaccino come soluzione per uscire dalla pandemia e nessuno sforzo doveva essere risparmiato per averlo in fretta. Ne sono arrivati diversi e abbiamo scoperto, guarda un po’, che non abbiamo sperimentato abbastanza a lungo per valutare gli effetti molto rari.

I governi europei per rispondere alle opinioni pubbliche si sono affrettati a bloccare le vaccinazioni, spesso contro il parere dei loro stessi consulenti. Immediatamente sono cominciate le pressioni per riprendere a vaccinare, sia ben chiaro dopo aver approfondito le verifiche.

Sorprendentemente le verifiche, durate ben due giorni (forse che avessero già le risposte?), hanno evidenziato che i singoli casi, di cui tutti avevano dati certi dai social, sono cosa diversa dalla statistica.  Siamo tutti provati dalle restrizioni per cui aumenta la difficoltà ad accettare che chi ha la responsabilità di decidere non comprenda quello che ci è stato spiegato così chiaramente in chat.

Dobbiamo però fare tutti uno sforzo: chi deve spiegare e anche chi deve agire, per accettare il fatto che la stessa realtà può essere osservata con occhi diversi, ma per il Bene Comune dobbiamo trovare un punto di vista comune e, qualche volta, dobbiamo affidare a qualcuno la responsabilità di decidere. 

Non dobbiamo stancarci di segnalare i problemi con gli strumenti che abbiamo, che non sono poi così pochi, ma poi dobbiamo anche accettare le nostre responsabilità e agire per quanto possiamo. In questo modo capiremo meglio anche quelli che ne hanno di più grandi delle nostre e forse, quando è il momento lì sceglieremo con più cura. 

Siamo consapevoli però che nessuno è immune dagli errori, è importante anche trovare gli strumenti per correggerli, ma c’è un tempo per pensare e un tempo per agire. 

 San Giuseppe, il cui esempio siamo chiamati a meditare in questo anno, è sicuramente uno che ci insegna a impegnarci in un compito, anche quando non possiamo comprenderlo fino in fondo. 

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