Illumina i miei occhi! Incontri di Quaresima con Don Dante Lampugnani

L’AC di Pavia ha vissuto durante la Quaresima due intensi momenti di riflessione, guidati da don Dante Lampugnani. Il primo incontro  ha avuto come protagonista Bartimeo, un personaggio che  interpella tutti noi, perché rappresenta l’essenza della vocazione dell’uomo: incontrare Cristo, chiamarLo e lasciarsi chiamare da Lui.  Anche a noi, come a Bartimeo, può capitare in alcuni momenti della vita di non trovarci al centro della strada ma ai bordi, di trovarci “a Gerico” (sotto il livello del mare, con il morale sotto terra…), magari ai margini anche del cammino della Chiesa, e ci sentiamo bloccati, seduti, senza motivazioni: in queste condizioni è facile identificarci con Bartimeo. Ci capita, proprio come a lui, di trovarci nella oscurità, di essere ciechi, di avere gli occhi velati anche nella nostra vita di fede. Il tema della vista (argomento-guida del secondo incontro) è molto presente nei Vangeli, a partire dal quel “Se non vedete non credete” (Gv, cap 4, nell’episodio del funzionario del re), così simile alla celebre frase con cui Tommaso esprime la sua incredulità. Tutti vorremmo vedere segni, perché dentro di noi c’è una fatica a credere, e purtroppo spesso non è comunque immediato il passaggio fra il vedere e il credere.  Anche nella relazione con Dio siamo infatti bloccati da preconcetti e sovrastrutture, che ci costringono a  vedere solo quello che vogliamo: il nostro essere ripiegati su noi stessi non ci permette di vedere Gesù. Dobbiamo quindi chiedere di avere, nei confronti della realtà, uno sguardo nuovo, curato da quel collirio (come è scritto in Apocalisse “…collirio per ungerti gli occhi e vedere”) che solo Gesù sa offrire e illuminato da quella luce che solo la Croce sa dare. E la Croce non è da intendere come la via del dolore e della sofferenza, ma piuttosto come la via dell’amore: per vedere Gesù non dobbiamo dunque soffrire, ma amare, entrando in quella logica che ha guidato Gesù per tutta la vita, fino alla Croce.  Siamo mendicanti, come Bartimeo, sempre bisognosi, magari anche solo di attenzione eppure facciamo fatica ad ammetterlo, perché vorremmo solo essere capaci di dare, senza aver bisogno di chiedere nulla a nessuno. Anche noi, come Bartimeo, ci troviamo spesso circondati da una folla che non ci aiuta a chiedere, che mette a tacere la nostra presenza nella Chiesa, ma proprio lui ci insegna a chiedere, anzi ci insegna a gridare le nostre richieste, ad alzare la nostra voce anche nella preghiera, spesso troppo educata, ordinata e sommessa. È proprio con il suo grido che Bartimeo fa sì che Gesù si accorga di lui, che lo chiami per nome, che lo inviti a rialzarsi. Dobbiamo anche noi sentirci chiamati, incoraggiati, rialzati, ma poi… siamo capaci anche noi di riconoscere i Bartimeo che incontriamo nel cammino della nostra vita? Siamo capaci di dire a loro “Coraggio, alzati, Gesù ti chiama”? Un altro gesto di Bartimeo che dovremmo imitare è quello di abbandonare il mantello, cioè le sicurezze, le nostre “coperte di Linus”, e di chiedere, come lui ha fatto, di vederci di nuovo, di guardare con occhi nuovi, di “alzare il nostro sguardo”. Questo è il cammino quaresimale che ci è chiesto di fare. Guardare la realtà che ci circonda con occhi nuovi, riconoscendone i segni di bellezza e di speranza. È per questo che dobbiamo gridare “Signore illumina i nostri occhi!”

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