di Francesco Frigerio
Forse non tutti, nemmeno noi cattolici, ci ricordiamo, alla sera alle 21, di recitare la preghiera a Maria composta dal nostro Vescovo.
Di sicuro però, tutti ci ricordiamo che alle 18.00 c’è il bollettino dell’ Istituto Superiore di Sanità e, se non lo possiamo vedere in diretta, cerchiamo i numeri su internet.
Tutti poi abbiamo uno o più amici che elaborano modelli matematici che aggiornano le previsioni sulla fine dell’epidemia e ci mandano i risultati via Whatsapp o ci inoltrano, non sempre con cognizione, i risultati prodotti da amici degli amici.
Le misure di prevenzione poi, ci hanno fatto dispensare dalla partecipazione “in presenza” alla S.Messa e hanno cambiato anche la Liturgia, visto che anche nella concelebrazione del Vescovo trasmessa dalla televisione è scomparso lo scambio della Pace.
Dunque la Scienza sta (finalmente per qualcuno) soppiantando la Fede?
Non credo proprio. L’epidemia ci ha temporaneamente costretto ad abbandonare una serie di ritualità, non tutte sane, che facevano parte della nostra vita e ci sta fornendo un’occasione straordinaria, nel senso di non ordinaria, di riscoprire la Fede.
Non affolliamo più (si fa per dire) le chiese alla domenica ma non affolliamo più nemmeno i centri commerciali e le sale giochi.
Il Papa, alzando Gesù Eucarestia nella piazza vuota con le sirene delle ambulanze in sottofondo, dopo aver commentato il brano della tempesta sedata ci ha spiegato chiaramente il significato della Fede e della supplica per la Salvezza.
Alla fine di quel magnifico discorso, a cui potete accedere cliccando qui sopra, ha baciato i piedi del crocifisso che era stato portato in processione anticamente per sconfiggere la peste.
Oggi il Sindaco di Pavia, e lo ringraziamo di questo, ha offerto una lampada votiva a San Siro a nome della città.
Questi gesti sono fondamentali per la nostra Fede ma non devono farci dimenticare che la Chiesa, nei secoli passati ha affrontato le epidemie con processioni e suppliche, ma contemporaneamente ha organizzato ospedali e lazzaretti che erano la risposta al tempo possibile dato l’avanzamento della scienza.
Ecco perché ancora una volta i cristiani non possono farsi estranei allo sforzo di tutti, lo slogan “andrà tutto bene”, come ha correttamente notato il Direttore di Avvenire, potrà sembrare ingenuo, ma è una preghiera di speranza.
Per questo la Chiesa ci chiede sempre di pregare, oltre che per i medici, anche per i ricercatori che, come tutti, possono anche sbagliare, ma fanno parte dell’impegno che è richiesto all’Uomo di farsi carico dei fratelli.
La lampada che il Sindaco ha donato a San Siro allora deve essere il segno di una consapevolezza nuova che deve essere di ogni cittadino, dal Primo fino all’ultimo, che oltre a stare oggi accanto ai medici e agli operatori sanitari, dobbiamo e possiamo darci da fare per garantire a tutti una Città dell’Uomo accogliente per tutti anche domani.
Cambiamo le nostre vite per il bene di tutti, ma non solo per affrettare la fine dell’epidemia.