di Francesco Frigerio data?
Dopo l’esito delle elezioni politiche i partiti sono impegnati, vincitori e sconfitti, a meditare sugli errori compiuti.
Gli uni, al di là delle legittime manifestazioni di soddisfazione, per capire come dare effettivamente un governo al paese, gli altri per trovare una strada per il futuro.
Ci sembra però opportuno che anche tra le organizzazioni ecclesiali prosegua il discernimento, a partire dalla realtà.
Ripetutamente è stato osservato che nessuno dei partiti aveva proposte integralmente coerenti con la dottrina sociale della Chiesa; molti però si richiamavano esplicitamente ad uno o più aspetti in quanto parte della propria idea di bene comune.
Il risultato di queste elezioni è che più questo richiamo è stato esplicito, coerente o meno che fosse, più il partito è stato penalizzato dagli elettori.
Qualcuno poi aveva anche salutato il ritorno al proporzionale come un’occasione per dare rappresentanza a idee che si sapevano giuste ma minoritarie. Anche questa non pare essere stata una grande idea, gli elettori, pur avendo avuto la possibilità di votare liste fortemente caratterizzate ideologicamente, anche dal punto di vista cattolico, hanno fatto scelte “maggioritarie”.
Una parte del consenso cattolico è verosimilmente andato alla Lega, che ha espresso un’adesione all’ideale della famiglia tradizionale, a fronte di una concezione, della convivenza civile, che è quanto di più lontano si possa immaginare dalle encicliche degli ultimi due o tre papi.
Interessante il successo del M5S. Le sue proposte in tema dei cosiddetti “diritti civili”, meno sbandierate, sono certamente più estreme di quelle approvate nella passata legislatura. Questo non per un’esplicita ostilità alla Chiesa ma semplicemente perché dati comunemente accettati dalla maggioranza dei militanti.
Il movimento si propone, di fatto, come superamento della politica e della democrazia rappresentativa. Qualunque mediazione, confronto ideologico o compromesso, viene liquidato come mercanteggiamento, inciucio, teatrino etc. in quanto è tecnicamente possibile la corrispondenza diretta, in tempo reale, tra eletti ed elettori.
Il Bene Comune quindi si riduce, ancora di più, ad una sommatoria dei desideri individuali che possono essere direttamente comunicati ai “portavoce”. Quanto sia realistico poter gestire una tale quantità di informazioni non sembra essere un tema all’ordine del giorno.
L’unico problema, e diventa un problema gigantesco, è il controllo che in questo flusso di informazione non si inserisca qualche avversario. Ecco quindi la popolarità delle teorie del complotto e la necessità dei processi di certificazione e accreditamento dei cittadini attraverso la rete, con un’azienda privata che controlla tutto il processo.
La fatica della ricerca del consenso sulle scelte scomode, nessuno vuole farla più, ma scelte scomode devono essere fatte, anche per includere chi non può o non vuole “certificarsi”.
Per questo ci sembra oggi ancora più urgente superare il dibattito su come i cattolici possono organizzarsi per contare, e intensificare gli sforzi per formare laici cristiani, adulti nella Fede, che contino davvero per la loro opera in tutte le realtà temporali, compresi i partiti che abbiamo, o ciò che ne resta.
Il servizio alla Verità oggi passa per il ricordare agli uomini che ci sono fatiche che non possono essere evitate, diritti degli individui ma anche doveri gli uni verso gli altri.
La Chiesa è tanto più credibile in questo richiamo, in quanto davvero si occupa di tutta la vita dell’uomo: dell’inizio, della fine ma anche di quello che succede nel frattempo.
Non dobbiamo quindi stancarci di seminare, a proporre realtà scomode siamo abituati.