di Francesco Frigerio
Una delle sfide più inquietanti, in questa società globalizzata, concentrata nella difesa dei diritti, spesso dimenticando i doveri, è la ricerca del Nemico.
I nostri fratelli di molte aree del mondo, purtroppo, non fanno fatica a trovarne. In Medio Oriente, per esempio, la colpa dei cristiani è la pretesa di andare d’accordo con tutti facendo cose insensate come insegnare ai bambini ebrei e mussulmani insieme. Nel nostro paese, se i nemici non ci sono, troviamo il modo di inventarli.
I perfidi attivisti del gender che si introducono nelle scuole per convincere i bambini di essere gay non sono più reali dei preti che attirano i ragazzi omosessuali con la scusa dell’accoglienza e poi cercano di “guarirli” contro la loro volontà.
Certo, sui media, ci sentiamo raccontare, come fosse normale, di bambini comprati “per amore” mentre, incredibilmente, alcuni cattolici dimenticano che già in passato qualcuno ha considerato le persone omosessuali come malati pericolosi per la società e non è stata una bella esperienza.
Si verifica così che i fanatici di una parte accreditano quelli dell’altra, ma questo maschera un dialogo che nella società è più avanti di quanto appaia, come dimostra l’esempio recente del referendum in Irlanda.
Questo non significa che una modalità sbrigativa di considerare le relazioni di coppia e la fecondità che reclama come diritto tutto ciò che è tecnicamente fattibile, non pone problemi, ma chi è sicuro delle proprie ragioni, di solito, almeno ascolta quelle dell’altro.
Personalmente, non dubito dell’importanza, anche per l’ordine sociale, dell’amore dell’uomo per la donna, ma questo nasce, per natura, dall’amore della ragazza per il ragazzo e da come gli adulti sanno dare a questo una prospettiva, che non è certo solo quella di darsi piacere ma non può nemmeno ridursi alla difesa di scelte e stili di vita non più attuabili.
Il valore profetico e fondante della relazione sessuale è sempre stato presente nell’insegnamento della Chiesa ma forse è il confronto con una cultura “politicamente corretta” che sembra negare la differenza che ha permesso a molta parte del clero e del Popolo di Dio di riscoprirlo.
La relazione di coppia è questione delicata, con implicazioni anche per la società, alla quale va proposta un’antropologia coerente con la fede. Deve però essere chiaro che il Sacramento del matrimonio è anche Altro e non può essere scalfito da diversi legami giuridici che lo stato può decidere di riconoscere.
D’altra parte, in una società plurale e in democrazia, dobbiamo confrontarci con leggi contrarie al bene, ma l’esperienza con le leggi su divorzio aborto etc., dovrebbe averci insegnato che ogni tentativo di imporre la morale cristiana per via giudiziaria è destinato a fallire.
Una strada più faticosa, ma forse più promettente, è quella di accompagnare le persone a sperimentare che la Vita secondo il Vangelo è possibile ed è anche desiderabile, come “centuplo quaggiù” e, prospettiva da non scartare, anche per l’Eternità.
Le nostre posizioni, proprio perché non banali, possono essere comprese solo se riusciamo ad argomentarle costruendo ponti e non muri, facendo capire a tutti che perseguono una vita più umana.
Per questo gli adulti di Azione Cattolica useranno parte delle loro ferie per riflettere, non su chi sia il nemico oggi, ma su come, nella nostra diocesi, i cristiani possono farsi carico dei loro fratelli costruendo relazioni di amore vero tra le persone, nella comunità civile e con il Creato stesso.
Al Campo Scuola che si svolgerà a Caderzone (TN) dal 16 al 22 agosto svilupperemo questa riflessione con l’aiuto del parroco di San Michele, Don Giulio Lunati e dell’Assistente Diocesano di AC, Don Stefano Sabbioni
Come titolo dell’esperienza, abbiamo scelto la domanda che, da sempre, l’Uomo pone istintivamente a Dio quando si sente interrogare sulla propria vita: Sono forse Io, il custode di Mio Fratello? Il nostro impegno formativo, verso adulti ragazzi e giovani è risposta a questa domanda, più decisiva di qualunque discussione sul gender.